lunedì 2 dicembre 2013

Le tradizioni dello Yoga: Kriya Yoga



Le tradizioni
Lo Yoga non presenta un’unica forma ed un’unica tradizione.
Abbiamo in effetti diversi tipi di Yoga.
Le tradizioni yogiche sono parecchie e tendono a moltiplicarsi, ma tre tradizioni fondamentali si sono affermate nel tempo e da esse le altre tradizioni hanno tratto la loro origine.
Esse sono il Kriya Yoga, il Raja Yoga e lo Hata Yoga.
Le origini storiche di queste tre tradizioni fondamentali sono ordinatamente successive, come testimoniano i documenti letterarî loro inerenti.
  •  La Bhagavad Gita, la prima testimonianza che riguarda il Kriya Yoga, è databile al V-I sec. a.C.
  •  Lo Yoga Sutra, il primo trattato sistematico del Raja Yoga, risale al II sec. a.C. oppure al V sec. d. C.
  •  La Goraksa Sataka, la prima esposizione dello Hatha Yoga, è probabilmente dell’XI secolo d.C. La sua esposizione più compiuta, lo Hatha Yoga Pradipika, è datata 1629.

Ad una successione temporale delle tre tradizioni fondamentali corrisponde una loro successione esperenziale: dall’esperienza spontanea dell’estasi mistica del Kriya Yoga si passa all’induzione scientifica della trance estatica del Raja Yoga e da questo alla sua variante “corporea” dello Hata Yoga.

l tentativo di fondare una tecnica capace di riprodurre intenzionalmente lo stato di estasi mistica sperimentato durante i riti religiosi senza fare ricorso allo stesso rito o all’uso di droghe ha dato probabilmente origine inizialmente al Kriya Yoga.
Kriya significa “pratica”: in questo caso indica la pratica di vita, il comportamento quotidiano.
Il Kriya Yoga può essere infatti definito uno yoga comportamentale.
Esso non richiede sedute particolari ed uso di metodiche specifiche, bensì l’adozione di comportamenti ed atteggiamenti psichici atti ad indurre l’estasi mistica.
Tali comportamenti ed atteggiamenti psichici hanno quindi il fine di indurre uno stato di autosuggestione in cui si istituisca un’identificazione del soggetto con la cosmicità, sostanzializzata idealmente in un’entità metafisica e più precisamente nella divinità.
Un’analisi psicologica anche soltanto superficiale del rito religioso aveva infatti posto in rilievo le sue due caratteristiche fondamentali: la concentrazione e l’iterazione.
Ed infatti, come vedremo più compiutamente nel Raja Yoga, sono proprio la concentrazione della percezione su un oggetto (Dharana) e l’iterazione della percezione di un medesimo oggetto (Dhyana), ad
innescare il processo dell’autoipnosi (Samadhi) che sfocia nella trance estatica (Kaivalya).
L’oggetto della concentrazione e dell’iterazione percettiva era nel rito religioso la divinità: tale rimane nel Kriya Yoga.
La divinità in tutte le sue possibili rappresentazioni, dall’immagine materiale al concetto astratto, dall’individuazione personale all’impersonalità cosmica, è il fulcro oggettuale intorno al quale ruota tutta la metodica psichica del Kriya Yoga.



Tratto da:

Nota: ho cambiato l'impaginazione ed aggiunto il grassetto per facilitare la lettura.

Image Credit: Isabella Sanfelici

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